
Rocco Ferreri
Club Italia-Francia: Lei ha un doppio percorso di studi, in Francia ed in Italia. Ingegneria civile al Politecnico di Torino e la prestigiosa Ecole des Ponts et Chaussées di Parigi. Quali sono stati i benefici che ha tratto da un doppio percorso così prestigioso e cosa la colpì particolarmente in tema di ingegneria al suo arrivo in Francia?
Rocco Ferreri: Al Politecnico di Torino ho ricevuto l’essenza della formazione accademica ingegneristica, seguendo le materie propedeutiche e quelle specialistiche di ingegneria civile ed edile. Tutti sanno che il Politecnico di Torino gode di un’ottima fama anche all’estero e, anche per questo, in effetti sono onorato di essere un ex-allievo del «Poli» in Italia. Ho frequentato i corsi tra il 1996 ed il 2000, ancora all’epoca del cosiddetto vecchio ordinamento… anche se la parola «vecchio» non mi piace, mi conformo alla terminologia che sento o leggo ancora oggi con la speranza che evolva.
In quegli anni non erano ancora sviluppati né internet né gli scambi internazionali, se ne intravedevano soltanto gli albori. Ma già da tempo sentivo in me una certa curiosità, l’ambizione di ampliare conoscenze ed esperienze, il coraggio di entrare in un ambiente internazionale. Presi la palla al balzo quando mi si propose l’opportunità di frequentare a Parigi la prestigiosa Ecole Nationale des Ponts et Chaussées, l’ENPC, appartenente alle Grandes Ecoles ovvero gli Istituti che formano la classe dirigenziale francese. All’ENPC di Parigi ho seguito i corsi del quinto ed ultimo anno del mio piano di studi che mi ero prefissato al Politecnico di Torino. Il doppio percorso Politecnico-ENPC mi ha permesso di integrare una visione multi-culturale che poi ha guidato tutta la mia carriera professionale, ma anche la mia vita privata. E’ quella che definisco spesso una visione a 360°, così importante per un ingegnere e così essenziale per un founder&CEO… o fondateur et pdg!
All’arrivo in Francia ho quindi integrato l’ambiente delle Grandes Ecoles, soprattutto quelle di ingegneria (tra cui anche Mines, Centrale e Polytechnique), e quello che mi ha stupito fin da subito è l’approccio cooperativo tra mondo aziendale e mondo accademico. Le aziende francesi sono molto presenti tra le Grandes Ecoles, con conferenze, saloni, sponsoring, proposte di stages, diversamente da quello che avevo vissuto precedentemente in Italia dove, almeno all’epoca, non vedevo questo tipo di collaborazioni. Adesso anche in Italia si sono sicuramente integrati maggiormente questi tipi di scambi tra ambienti accademici e aziendali, ma penso che in Francia siano comunque più sviluppati rispetto all’ Italia, essendo in Francia più rodati.
È forse grazie a questa particolarità del sistema francese, questa prossimità e sinergia mondo accademico-mondo aziendale, che i giovani ingegneri si possono integrare con ottimismo e dinamismo nella professione, nelle varie funzioni disponibili nei vari settori della progettazione, dell’esecuzione, della gestione, del management. Questa è la visione ottimista che ho dell’ingegneria e che voglio importare e condividere anche in Italia.
Club Italia-Francia: MECOBAT opera in Francia e punta ad arrivare in Italia grazie al suo know-how. Innanzitutto, da dove deriva il nome MECOBAT e quali sono i valori alla base del vostro progetto? Ed in linea generale, quali sono i servizi che la società offre in B2B e B2C?
Rocco Ferreri: Il nome MECOBAT é l’acronimo di Management des Etudes et COncpetion du BATiment. È uno studio di ingegneria delle costruzioni che ho fondato nel 2008 e che abbraccia le varie discipline dell’edilizia integrata: strutture ed infrastrutture, impiantistica, economia della costruzione, ecosostenibilità. L’attività di MECOBAT è pensata ed organizzata per fornire a partners e clienti, committenti, architetti, un servizio completo di progettazione e direzione lavori di alta qualità. Per riuscire in un progetto qualitativo l’aspetto management è essenziale. MECOBAT, come dice il nome stesso, basa la sua attività pluridisciplinare su questo principio di organizzazione metodica.
Club Italia-Francia: Com’è la situazione dell’edilizia in Francia in termini di dinamicità e di vincoli amministrativi e burocratici? Possiamo fare un parallelo con la situazione italiana? Ci sono punti di forza del sistema edilizio francese che sarebbe interessante riprodurre in Italia?
Rocco Ferreri: Il mercato delle costruzioni è in continua evoluzione perché è un mercato che fluttua enormemente (nuove norme, disponibilità e finanziamenti statali, nuove tecnologie, nuovi materiali, crisi, ecc.). L’attività rappresenta in Francia e in Italia circa l’8% del PIL. Nonostante questa somiglianza, ci sono però forti disparità tra le due nazioni per quanto riguarda quasi tutti i parametri analitici del mercato, dalla ripartizione tra opere pubbliche e private, tra edilizia residenziale e non residenziale, numero annuale di permessi di costruire, nella composizione del tessuto imprenditoriale e delle grandi-medie-piccole imprese, nel peso della materia grigia e del management rispetto alla manodopera, ed altro ancora. Non ho l’ambizione né le competenze per analizzare finemente la macro-economia dell’edilizia italiana e francese, lascio l’onore e l’onere alle alte sfere governative dei due Paesi, che tra l’altro ce la mettono tutta per rilanciare il settore, soprattutto in questo periodo di post-crisi pandemica.
Con lo sguardo da cittadino e da dirigente di uno studio di ingegneria, mi sembra che le differenze culturali tra i due Paesi si riscontrino molto negli approcci ai vari livelli (organizzativi, amministrativi, produttivi, ingegneristici, …), determinando quindi due funzionamenti globalmente diversi. Sono arrivato in Francia nel 2000, con la relativa esperienza di 24 anni vissuti in Italia, e ho compiuto lo scorso anno il mio ventesimo “compleanno francese”. Ho avuto quindi modo di percepire le sottigliezze delle due culture e, devo dire, che questa visione bi-laterale ha arricchito il mio modo di riflettere e di valutare i vari argomenti, professionali in primis.
Per quanto riguarda l’ultima coppa d’Europa di calcio l’Italia ha avuto la meglio e sono contentissimo, anche i miei figli che si sentono Italiani e Francesi, ma in quanto dinamismo del settore delle costruzioni, il vantaggio va sicuramente alla Francia. E’ più facile costruire in Francia perché i vincoli amministrativi e burocratici sono molto meno numerosi. In Italia si parla spesso anche di “labirinto burocratico” sulla stampa specializzata oltre che come assodato “luogo comune”.
L’organizzazione meno fluida in Italia si ripercuote a volte sull’abbandono di progetti sia pubblici che privati. Mi é capitato piu’ volte di parlare con architetti che mi dicono “In Italia i concorsi si vincono ma non si é sicuri che gli edifici si realizzino”. I progetti MECOBAT realizzati in Francia e andati in porto con la consegna dell’opera contano un percentuale del 98% circa, in numeri 4 operazioni su circa 200 non hanno visto la luce o per cambiamento di strategia da parte della committenza o per ragioni politiche. In Italia la statistica é molto meno brillante.
MECOBAT si pone l’obiettivo di proporre in Italia il meglio del savoir-faire sviluppato con successo in Francia da piu’ di 15 anni e di integrarlo con il meglio del savoir-faire presente in Italia, costituendo a questo fine il metodo ed il network PIQ – Progettazione Integrata di Qualità. Proponiamo, ad esempio, tutte le competenze presenti in Francia e meno sviluppate in Italia, tra cui quelle relative al social-housing ma non solo, anche il terziario retail e gli edifici pubblici sono nostri domini privilegiati, sia costruzione nuova che ristrutturazione ed efficientamento energetico. Si sa che l’unione fa la forza e le due realtà, Francia ed Italia, hanno un grande interesse ad unire i know-how sia in ambiti tecnici-operazionali che in ambiti gestionali del progetto.
Club Italia-Francia: Come già anticipato, dopo aver consolidato la vostra attività in Francia, state espandendo anche la vostra attività in Italia. L’espansione si basa anche sull’operare sulla base di una sorta di label, chiamato PIQ – Progettazione Integrata di Qualità. Di che cosa si tratta e quali garanzie offre l’utilizzo di questo label? Quali sono le sue peculiarità?
Rocco Ferreri: Il nostro obiettivo principale è fornire servizi di progettazione ad alto valore aggiunto grazie alle competenze multidisciplinari ed alle capacità organizzative e manageriali. La parola d’ordine è Qualità e il modo di ottenerla è l’applicazione e la condivisione di metodi e procedure semplici per risolvere problemi (all’apparenza) complessi. PIQ – Progettazione Integrata di Qualità rappresenta sia il servizio completo che va dalla programmazione alla consegna dell’opera, sia il network di operatori aderenti.
MECOBAT ha fondato e amministra PIQ, PIQ ha l’ambizione di diventare un label riconosciuto dai committenti pubblici e privati sul territorio italiano e francese. In Francia esistono label, o certificazioni, che però consistono spesso in una check-list non sempre contestualizzata. PIQ si ispira ai labels francesi, ma si presenta con una forte volontà di pragmatismo, analizzando progetto per progetto i dati di ingresso, gli obiettivi, il luogo di realizzazione, le potenzialità per un’economia circolare, le possibilità e la fattibilità delle intenzioni ecosostenibili, la capacità del cliente ad effettuare le buone azioni di manutenzione durante l’utilizzo dell’edificio, e tutti i fattori importanti che orientano le caratteristiche dell’opera che si vuole realizzare.
Club Italia-Francia: Un elemento che colpisce molto del vostro progetto è l’importanza del network, appunto il network PIQ. È interessante vedere come network e ingegneria – che non vengono solitamente accostati così automaticamente – possano fare parte di uno stesso progetto. Cosa si intende nello specifico per network PIQ e quali sono i vantaggi che può portare al cliente ed ai membri del network stesso?
Rocco Ferreri: MECOBAT ha provveduto e persegue, in un’ottica di continuo perfezionamento, ad un’accurata selezione di operatori sul mercato che sappiano apportare competenze tecniche e/o professionali complementari e specifiche, che condividano i medesimi principi qualitativi ed etici ed ai quali rivolgersi nell’esecuzione dei mandati che riceve ovvero per l’esecuzione di specifici progetti di ricerca e sviluppo, anche a scopo non lucrativo. MECOBAT ha quindi ideato un sistema di progettazione integrata di qualità, denominato “PIQ”, attraverso il quale potrà far affidamento, a seconda delle specificità di ciascun progetto, sulle professionalità che riterrà più pertinenti tra quelle aderenti al progetto stesso. Sono quindi definiti il metodo di lavoro, gli standard qualitativi da rispettare, i parametri tecnici ed economici da applicare, essendo peraltro favorita la condivisione delle rispettive conoscenze in un’ottica di crescita collettiva. I vantaggi sono molteplici sia per i clienti che per gli aderenti a PIQ ed i partners in senso largo: essere in network con MECOBAT permette di condividere competenze ed esperienze maturate in Francia ed in Italia, allargare il proprio raggio d’azione partecipando a progetti ambiziosi ed internazionali, creare sinergie, nonchè forme stabili e continuative di collaborazione, anche sviluppando una maggiore potenzialità innovativa.
Club Italia-Francia: È possibile pensare alla realizzazione di progetti edilizi transfrontalieri tra Italia e Francia? L’edilizia secondo lei potrebbe contribuire in qualche modo allo sviluppo di una maggiore cooperazione economica tra Francia e Italia (magari ad esempio favorendo un ambiente lavorativo che mescoli profili francesi ed italiani e quindi le loro competenze)?
Rocco Ferreri: La caratteristica principale di MECOBAT è sicuramente la bi-cultura ingegneristica franco-italiana. Questo ci permette di monitorare costantemente il mercato dell’ingegneria nei due Paesi, confrontare le soluzioni secondo i molteplici parametri tecnico-economici-ambientali, progettare secondo una visione completa ed ideale per ogni contesto. Sono convinto che non esista un materiale o un sistema costruttivo che possa ritenersi il migliore in assoluto rispetto agli altri, tutt’al più in ogni progetto si deve optare per i materiali e per i sistemi costruttivi di volta in volta più adatti. Mi fa sorridere l’antagonismo che noto ultimamente sui Social tra filiere costruttive (calcestruzzo contro legno, legno contro acciaio, …), come mi fanno sorridere gli «sfottò» tra tifosi di calcio italiani e francesi…
Italia e Francia hanno un completo interesse comune a condividere le capacità e le competenze, nell’ingegneria così come in tutti gli altri settori economici (vedi il lusso, l’automotive, il turismo, la gastronomia, …) così come nella ricerca e sviluppo. Nell’ambito delle costruzioni esistono tra Italia e Francia differenze sostanziali sia nella gestione della committenza che nelle pratiche amministrative, nella contrattualizzazione dei servizi di architettura e ingegneria, nella progettazione, nelle tecniche costruttive e nei materiali, negli aspetti energetici, nella commercializzazione dell’opera, nella manutenzione. Perché non cercare di analizzare queste differenze, valutare quali siano i vantaggi ed inconvenienti da un lato e dall’altro delle Alpi in modo da orientare le soluzioni verso un metodo integrato per massimizzare i vantaggi? E’ con questo obiettivo che ho condotto MECOBAT in questo progetto chiamato PIQ – Progettazione Integrata di Qualità.
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