
Manu Katché
” Alcuni saranno ispirati da un viaggio culturale ricco e diversificato, altri dalla loro vita familiare, altri preferiranno viaggiare e incontrare persone, le fonti di ispirazione possono anche provenire dalla natura. “
Club Italia-Francia: secondo Lei, qual è la fonte principale di ispirazione per un musicista?
Manu Katché: Penso che ce ne siano diverse! Ogni essere umano con la sua educazione, la sua personalità e il suo “background” si lascia ispirare in maniera diversa … Alcuni saranno ispirati da un viaggio culturale ricco e diversificato, altri dalla loro vita familiare, altri preferiranno viaggiare e incontrare persone, le fonti di ispirazione possono anche provenire dalla natura (contemplativa), dalla lettura , ecc … o da qualcosa che semplicemente ci supera, che ci invade con suoni e melodie e che a un certo punto si trasforma in un bisogno di scrivere e creare!
Club Italia-Francia: Il Suo nuovo album “The Scope” sembra mescolare modernità – rappresentata da macchine – e alcuni elementi classici. Qual è stato il filo conduttore per la Sua realizzazione? Che punto rappresenta nella Sua carriera?
Manu Katché: Assolutamente! Era mia intenzione! Volevo incorporare macchine, strumenti elettronici e voci! Fino ad ora ho lavorato principalmente in un universo acustico e organico, molto melodico e non molto ritmato. Per questo nuovo album, volevo integrare la maggior parte delle influenze ricevute sin dai miei primi anni da musicista, tutto ciò che ho potuto suonare a fianco di altri artisti quando fui il loro “Sideman” (ndr: turnista, un musicista convocato per suonare in un preciso progetto musicale oppure in appoggio ad un artista o gruppo musicale) al fine di provare a trovare la mia propria posizione, unica, personale. L’idea, il filo conduttore di questo progetto, era di basare le canzoni su un mix di strumenti, macchine e sulla mia voce!
Onestamente non posso dire quale punto della mia carriera rappresenti questo album, se è una svolta o qualcos’altro, ma quello che posso dire è che volevo davvero cambiare un po’ i miei codici musicali e offrire al pubblico un album musicale di tendenza, accessibile sin dal primo ascolto, permettendo a tutti di provare un piacere immediato.
” Il famoso “French Touch”, grazie ad alcuni artisti francesi si è affermato a livello internazionale.”
Club Italie-France: Lei è il batterista francese più famoso al mondo e anche quello che si è affermato in America come in Inghilterra, considerate come le patrie della musica. Qual è la Sua sensazione?
Manu Katché: Una sensazione di successo, soprattutto perché sono nato e cresciuto in un piccolo angolo della periferia parigina: all’inizio ascoltavo tutti questi artisti pazzeschi, che risultavano immensi ai miei occhi, artisti che ho successivamente incontrato e alcuni, accompagnato! È un vero successo, ma non calcolato e inaspettato. Credo anche che la musica degli anni ’80 abbia permesso questo tipo di investimento e riconoscimento. Oggi, mi sembra di poter dire che la musica è diventata più un prodotto, ai musicisti non vengono chieste le stesse cose di allora … Tuttavia, questo può servire da lezione a molti musicisti francesi che pensano di essere nati dalla parte sbagliata della Manica o dell’Atlantico: tutto è realizzabile e la personalità musicale con cui ci esprimiamo può diventare un marchio e un nuovo punto di riferimento. Pensiamo ad esempio al famoso “French Touch”, che grazie ad alcuni artisti francesi si è affermato a livello internazionale.
Club Italie-France: prima di lavorare con batteria e percussioni, Lei ha seguito una cultura musicale più classica, in particolare iniziando con la danza all’età di 5 anni, e poi con il piano. In che modo questo approccio classico ha influenzato la Sua carriera?
Manu Katché: Penso mi abbia influenzato, anzi sicuramente! Innanzi tutto sono cresciuto con una vera disciplina rigida e degli schemi che uso ancora oggi quando compongo! Possiamo dire che sono stato condizionato dal metodo classico, che si declina principalmente nell’ascolto. Sono sicuro che sarei stato diverso se fossi stato autodidatta. L’apertura classica e lo studio del piano hanno ovviamente contribuito al mio modo di ascoltare e all’apprezzamento della musica in generale, ma soprattutto hanno contribuito a chiarire e a creare il mio approccio e il mio posizionamento come strumentista. Non penso ci sia una regola generale, ma questa è la mia, quella che conosco e che mi ha permesso di diventare quello che sono.
Club Italie-France: Lei ha suonato in album epici con Sting, Peter Gabriel, Jan Garbarek e anche con Pino Daniele, uno dei cantanti, autori e compositori più apprezzati in Italia: quale esperienza l’ha segnata di più?
Manu Katché: È impossibile per me rispondere a questa domanda citando uno di questi artisti. Sono stati, ciascuno in un preciso momento della mia vita e della mia carriera, artisti molto importanti per la mia evoluzione musicale. Penso che ognuno di loro mi abbia dato la possibilità di esprimere le mie emozioni più intime attraverso la musica. Queste emozioni veicolate dalla musica sono diventate la definizione del mio stile !! Un vero privilegio quindi essere stato in grado di navigare tra diverse culture e riferimenti e di essere stato in grado di affinare il mio tocco musicale e il mio stile senza troppi compromessi!
” La mia idea non era di “democratizzare” la musica, ma piuttosto di sollevare un dibattito e mostrare a tutti degli artisti che raramente erano presenti nei media e quindi raramente apprezzati dal grande pubblico. “
Club Italie-France: Tra le altre cose, Lei ha diretto e presentato in collaborazione con Alice Tumler sul canale francese ARTE, il programma One Shot Not tra il 2007 e il 2011. Perché questa idea? È stato un tentativo di democratizzare la musica?
Manu Katché: Ho sempre desiderato realizzare un programma sulla musica in televisione, un programma puntiglioso ! Arte me ne ha dato l’opportunità, e sono stato felice di farlo per quattro anni. Sfortunatamente, la TV di servizio pubblico in Francia è piuttosto complessa e se “One shot Not” si è fermato dopo soli 4 anni, penso sia stato per ragioni interne relative alle politiche del canale Arte, e non per mancanza di audience.
La mia idea non era di “democratizzare” la musica, ma piuttosto di sollevare un dibattito e mostrare a tutti degli artisti che raramente erano presenti nei media e quindi raramente apprezzati dal grande pubblico. Si trattava di artisti che non venivano passati in radio, erano poco intervistati, ma che nonostante tutto ciò avevano fortemente segnato la musica dell’ultimo decennio e quella attuale.
Club Italie-France: cosa significa “avere un atteggiamento jazz”?
Manu Katché: Non ne ho assolutamente idea! Se prendiamo i luoghi comuni, potrebbe essere: avere un atteggiamento rilassato, disinvolto, anche una certa eleganza, una sigaretta in bocca, un bicchiere di Gin in mano…
Ma si tratta di stereotipi, proprio come quelli che ci vengono in mente quando parliamo di atteggiamento “Rock”: anche quest’ultimo è stato idealizzato proprio a causa dei clichés raccontati nei film o immortalati nelle foto degli artisti rock, che magari non erano necessariamente rappresentativi della loro quotidianità, ma che hanno comunque contribuito a idealizzare e standardizzare i loro comportamenti.
” Credo che oggi il jazz si sia aperto a molti altri generi musicali e abbia dimostrato originalità per evolversi.”
Club Italie-France: Abbiamo l’impressione che il pubblico jazz sia molto diverso dal pubblico pop, meno reattivo forse, e anche che il jazz sia sempre un po ‘più elitario del pop. Che cosa ne pensa?
Manu Katché: Per definizione sì, il pubblico jazz è diverso da quello del pop e del rock. Meno reattivo, non credo, ho visto alcuni concerti jazz in cui l’atmosfera nella sala era elettrica e molto energica, come quando partecipi a un concerto rock. Elitario, forse, in ogni caso, sicuramente negli anni passati. Credo che oggi il jazz si sia aperto a molti altri generi musicali e abbia dimostrato originalità per evolversi.
Se riascoltiamo Charlie Parker, Miles Davis o John Coltrane e ascoltiamo il contemporaneo Glasper, ci rendiamo conto che il mondo jazz si è evoluto molto e direi persino che il jazz, grazie all’improvvisazione e alla sua ricchezza armonica, permette di integrare molti altri generi musicali, mescolarli per creare nuove tendenze!
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Intervista del
1 Febbraio
Informazioni
musicista produttore
batterista, cantautore, paroliere francese. Durante la sua carriera ha suonato con molti artisti tra cui Joni Mitchell, Sting, Peter Gabriel, Dire Straits, Pink Floyd e l'italiano Pino Daniele.
