
Gaetano Pesce
Club Italia-Francia: Lei ha studiato a Venezia. La sua creazione “Il Remo piegato » ha voluto essere un omaggio per questa città? Da dove nasce l’idea, che significato ha per lei questa creazione?
Gaetano Pesce: Il Remo piegato riguarda un problema delle città storiche dove la vita reale di ogni giorno ha lasciato il posto a quella artificiale del turismo. Il remo, che una volta spingeva una gondola per trasporti necessari, oggi spinge quel veicolo per il piacere non essenziale dei visitatori. Ecco perché il remo si è piegato ed è diventato un vaso da fiori. È un esempio del mio modo di progettare, che in genere racconta una storia che proviene dal commento di una realtà precisa.
Club Italia-Francia: Lei spesso afferma che non esiste differenza tra l’arte e il design. Per quale ragione secondo lei allora in tutto il mondo questi due concetti rimangono separati?
Gaetano Pesce: Da più di cinquant’anni con il mio lavoro cerco di far accettare che non esiste diversità tra le espressioni artistiche, e oggi credo di aver raggiunto in alcuni paesi lo scopo, in particolare in quelli europei. Se qualcuno continua a ragionare nel modo tradizionale, e cioè con l’idea della separazione delle espressioni artistiche, il suo è un esempio di pensiero reazionario e conservatore, che non accetta le qualità del futuro e si tiene stretto ai valori del passato.
Club Italia-Francia: Lei è stato uno dei primi a realizzare intenzionalmente oggetti “imperfetti ». Il design è stato per lei un modo per fare resistenza e comunicare messaggi forti anche dal contenuto sociologico e politico ?
Gaetano Pesce: Non sono uno dei primi, ma il primo ad aver spinto il Design a una doppia funzione, quella pratica e quella semantica. L’arte del passato, vale la pena ricordarlo, era sempre un’espressione a doppia funzione: il ritratto doveva essere somigliante e possibilmente un’opera d’arte, il paesaggio doveva ricordare una città che alcuni non avevano mai visitato, il Giudizio Universale della Cappella Sistina di Michelangelo serviva per ricordare, a chi non rispettava le leggi della Chiesa, che esiste l’inferno. Questi sono alcuni esempi di praticità dell’opera d’arte, che sono affiancati da significati profondi, che diventano cultura. Quanto ora spiegato mi dava e mi da la possibilità di esprimere con un oggetto delle posizioni politiche, religiose, filosofiche o sociologiche.
Club Italia-Francia: Tutti ricordano la sua creazione “La Mamma” (1969), questa poltrona dalle curve generose legata a un pallone, che denuncia il destino delle donne nel mondo. Progettato un anno dopo gli eventi del 1968, ha costituito forse la base del suo successo. Com’è cambiato da allora il destino delle donne? Possiamo definirla un designer femminista?
Gaetano Pesce: Se vuole può chiamarmi designer femminista, ma direi che sarebbe meglio definirmi una persona civile che riconosce il rispetto per le donne, per il lavoro che fanno, e il posto che meritano nella gestione del mondo. La poltrona che ho fatto più di cinquant’anni fa, parlava esattamente di questo: la donna è prigioniera dei pregiudizi dell’uomo e delle sue paure. È vergognoso che, in certi paesi, questa straordinaria figura sia priva dei diritti garantiti all’individuo maschile. La mia poltrona parlava di una donna con la palla al piede, la figura del prigioniero: cinquant’anni e più sono passati, ma la drammatica realtà delle donne purtroppo non è migliorata.
Club Italia-Francia: Che ricordi ha del design italiano degli anni ’60? Ricordiamo che il salone del Mobile di Milano nacque proprio nel 1961 …
Gaetano Pesce: Quello che ricordo degli anni 60 era una energia molto forte in Italia per questo Design, nuova forma di espressione. I creatori italiani preferivano essere dei designer piuttosto che artisti tradizionali. Ricordo dei grandi creatori come Nizzoli, Zanuso, i fratelli Castiglioni, Magistretti, Carlo Scarpa, Albini, Enzo Mari, Mario Bellini e molti altri. Il Design non è nato in Italia ma in Inghilterra, dove ha mantenuto sin dall’inizio una rigida concezione: la forma segue la funzione, il buon utilizzo dei materiali, ecc. In Italia si arricchisce in seguito con la poesia e la fantasia e, grazie al movimento futurista italiano, capisce che il mondo della produzione è al centro della realtà culturale del XX secolo. Quindi il Design italiano diventa un protagonista della cultura, e l’unico non italiano che ha capito in pieno la potenzialità del Design è stato Duchamp, che generava una forte polemica e scandalo nelle gallerie parigine, esponendo oggetti industriali. Ancora oggi i giovani designer del mondo intero, non trovando nei loro paesi degli industriali che capiscono i loro progetti, vanno in Italia dove incontrano imprenditori aperti all’innovazione.
Club Italia-Francia: Com’è cambiato il design negli anni in Italia e nel mondo? C’è qualche designer della nuova generazione che apprezza particolarmente? Quali devono essere le caratteristiche di un designer lungimirante?
Gaetano Pesce: Attualmente il Design è un po’ cambiato e vive un momento di stagnazione accademica: si pensa più ai soldi che al progresso di questa disciplina. Non ricordo nomi di nuovi designer, ma sono sicuro che ne esistono. Direi che la caratteristica di un progetto lungimirante e di un Design così concepito, deve essere la curiosità.
Club Italia-Francia: Lei ha scelto di vivere a New York, perché questa scelta? Si tratta di una città che riesce ad ispirarla in maniera particolare dal punto di vista del design e dell’architettura?
Gaetano Pesce: Da quarantanni vivo a New York. Prima vivevo a Parigi da 14. New York l’ho scelta perché mi sembrava la capitale del mondo, dove i valori cambiano e si avvicendano prima che in altri luoghi. Non l’ho scelta per il Design o l’architettura, che in questa città sono quasi inesistenti. Con polemica sostengo che c’è un’unica opera di architettura in questa città ed è il Museo Guggenheim di Frank Lloyd Wright. Il resto sono degli edifici frigidi, senza contenuto, quindi prevale la forma o la decorazione urbana. Per quanto riguarda designer di valore, non ne conosco alcuno. Vivo in questa città per la sua energia, per l’esistenza delle sue minoranze che mantengono le loro culture, perché nonostante tutto è ancora un luogo di pionieri, che vengono qui perché hanno cose da dire e da raggiungere. Nella mia vita ho viaggiato molto, ma non ho ancora trovato un luogo equivalente a New York e con la stessa energia.
Club Italia-Francia: Lei ha portato il design italiano nel mondo. Come vede lei oggi la scuola italiana? L’Italia rimane ancora oggi rinomata nel mondo in tema di design e architettura o ha perso la sua posizione che la vedeva tra i leader nel settore?
Gaetano Pesce: È mia opinione che l’Italia, gli industriali e i creatori italiani non investono a sufficienza in progetti per il futuro, in ricerche che affermino nuovi valori e che, in ultimo, mantengono il prestigio del Design italiano. Questa straordinaria e importante risorsa dell’Italia, insieme alla moda e al cibo, mi sembra non sia tenuta nel rispetto che merita. Le grandi aziende che hanno fatto l’eccellente Design italiano investono meno nella ricerca e, dati i tempi difficili, si preoccupano di più dei guadagni. Spero che questo momento stagnante passerà in tempi brevi.
Club Italia-Francia: Lei è particolarmente apprezzato in Francia. Qual è il suo rapporto con la Francia? Le piacerebbe realizzare qualche progetto in questo Paese? C’è qualche designer francese che le piace particolarmente?
Gaetano Pesce: Come dicevo, ho abitato in Francia per 14 anni e devo dire che il primo paese ad apprezzare il mio lavoro è stata proprio la Francia. Ricordo che a 28 anni, con la madre dei miei figli, abbiamo visitato il Museo delle Arti Decorative a Rue de Rivoli, al palazzo del Louvre. Qui, che ai tempi fungeva da Museo delle Arti Contemporanee dato che il Pompidou non era stato ancora costruito, abbiamo incontrato un giovane curatore, Francois Barré, che ci ricevette nel suo ufficio, dove gli raccontai quello che facevo. A un certo momento Francois chiese di assentarsi e, quando tornò dopo 10 minuti, con aria contenta mi chiese se ero interessato a fare una mostra in quel museo nei prossimi tre mesi. Non mi è mai successo di incontrare un curatore così veloce e dalle decisioni così fulminee. Questa era la Francia degli anni 60. Quindi in questo paese i progetti che vorrei fare sono innumerevoli e sono aperto a qualunque proposta, e spero che qualcosa accada.
Club Italia-Francia: Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Gaetano Pesce: I miei progetti per il futuro sono di dare forma ad un Design irriconoscibile, su cui sto lavorando da alcuni anni. Nel passato il linguaggio di un artista poteva durare tutta la sua vita perché i valori di quella realtà cambiavano lentamente. Oggi quegli stessi valori cambiano vertiginosamente, appaiono e scompaiono, si contraddicono e, quindi, il linguaggio di un creatore non può durare e essere coerente se commenta e segue la realtà. Dunque esso cambia in modo incoerente, diventando irriconoscibile. Questo è quello che il nostro tempo ci chiede, e ciò il nostro lavoro deve soddisfare.
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Intervista del
21 Ottobre
Informazioni
Designer
uno dei più importanti designer al mondo. Artista dalle mille sfaccettature, è allo stesso tempo architetto, designer, pittore, scultore e filosofo. Rivoluzionario, non si conforma a nessun movimento in particolare.Tra i suoi progetti pluripremiati ricordiamo il prestigioso Chrysler Award for Innovation and Design nel 1993, Architektur e Wohnen Designer of the Year nel 2006 e il Lawrence J. Israel Prize del Fashion Institute of Technology di New York nel 2009.
