Club Italie-France: Enrico Vanzina

Enrico Vanzina

Club Italie-France: Lei vanta un lungo percorso fatto di successi. Come è iniziata la sua avventura cinematografica?

Enrico Vanzina: Ma io credo che il cinema per me sia un destino. Io sono nato in una famiglia, che ha fatto il cinema prima di me. Mio padre penso, sia stato l’apripista numero uno della commedia italiana, perché ha iniziato, addirittura prima della guerra, come aiuto regista dei grandi registi di allora. Insieme a Mario Monicelli è stato lo sceneggiatore Alessandro Blasetti, Renato Castellani, Mario Camerini, insomma dei grandi registi del primo dopo guerra, e, sempre insieme a Mario Monicelli ha cominciato a fare cinema, lanciando con “Guardie e ladri”, scritto insieme a Vitaliano Brancati ed Ennio Flaiano, la prima commedia all’italiana. Sono nato in una famiglia in cui si parlava di cinema, si frequentava cinema, e si viveva cinema; dopodiché nel mio dna c’è quest’imprinting. Personalmente avrei voluto fare solo lo scrittore; ma evidentemente il cinema è stato un forte richiamo. Quindi, quando mio fratello Carlo, essendo stato già aiuto regista di Mario Monicelli, di Alberto Sordi, di Steno Vanzina, decise di passare alla regia vera e propria, mi incluse a fare cinema. Fin da subito ottenemmo un grandissimo successo; da allora non mi sono più fermato. Ho fatto 120 film, non solo con mio fratello Carlo, ma anche con i più grandi registi italiani.

Club Italie-France: Attraverso i suoi film Lei ha raccontato uno spaccato del costume e della società italiana sempre attuale. Nei suoi film ci sono due aspetti che attirano l’attenzione : l’eterno contrasto tra una piccola borghesia ed una classe media in cerca di riscatto. Il secondo aspetto riguarda la patologia dell’apparenza. Lei ha anticipato di 40 anni la società odierna dominata da un’apparenza senza contenuti piuttosto che il sacrificio e il merito.  

Enrico Vanzina: Avendo avuto la fortuna di aver conosciuto tutti i più grandi registi, ed aver lavorato con molti di loro, non ho mai pensato o programmato, di fare il ritratto dell’Italia, attraverso la piccola borghesia, il riscatto sociale, l’importanza dell’avere o dell’apparire rispetto all’essere. E’ piuttosto uno sguardo sulla realtà, per cui osservando con affetto i personaggi di questo Paese, con le loro fragilità, le loro miserie, ma anche le loro piccole grandezze, come un diario, lentamente giorno dopo giorno, racconti, ed accomuni film, alla fine esce una specie di serial sull’essere italiani, e si tira una conclusione. Ecco sì, posso dire, sì, forse ho raccontato l’Italia. Ma non era programmato, ed è molto meglio, agire così. Perché se tu hai un’idea in testa, un’idea preconcetta, porti del moralismo all’interno di un racconto  [di una società], invece devi essere un cronista, che riporta senza mai dare giudizi, non devi essere mai moralista. Un film non ti dice questo è bene, questo è male, questo è sbagliato, questo è giusto, lo racconta. Poi sta al pubblico, ed al tempo, che è il critico più galantuomo, di dare un senso a tutto questo, a distanza di tanti anni.  

 

Club Italie-France: Quali sono stati i registi ed attori che la hanno ispirata di più?

Enrico Vanzina: Ma naturalmente io sono cresciuto proprio con il nucleo storico del cinema italiano del dopo guerra, per cui considero De Sica il più grande regista italiano di tutti i tempi, poi la mia passione è verso Dino Risi, con il quale ho lavorato, Mario Monicelli, mio padre Steno, Pietro Germi, e soprattutto i grandi scrittori della commedia italiana. Erano tutti un gruppo di grandi intellettuali, spesso provenienti da giornali umoristici, da una palestra diversa, tra i quali tipo Furio Scarpelli, Benvenuto De Bernardi, Suso Cecchi D’Amico, Bernardino Zapponi, Ettore Scola, mio grande amico, ecco tutte persone molto colte, che però dimenticavano la loro cultura. C’è una frase in francese bellissima che dice: “La culture c’est ce qui reste, quand on a tout oublié”. Ecco, sono tutti così. Avevano un’enorme cultura che dimenticavano, però nei loro film si sente anche quando non la vogliono inserire , c’è. Per cui, io credo che quel gruppo della commedia all’italiana, chiamiamola così, mi ha molto influenzato. Io oltretutto ho anche lavorato con lui, e con autori francesi, che hanno dato dignità a livello mondiale, alla commedia. La commedia in Italia è sempre stata vista con un pregiudizio, noi siamo figli del neorealismo, per cui il film d’autore, invece alla fine la commedia all’italiana ha trionfato. È quella che ha raccontato meglio questo Paese. E un gruppo di amici, tra i quali Pascal Thomas, per esempio, che lavoravano al “Cahiers du cinéma”, hanno scoperto Risi, hanno scoperto la commedia all’italiana, e di colpo in Francia, attraverso la Francia, la commedia all’italiana è diventata un genere importantissimo.

Club Italie-France: Che cosa apprezza del cinema francese?

Enrico Vanzina: Io adoro il cinema francese. Ho avuto il piacere di lavorare insieme a Suso Cecchi D’Amico, quand’ero molto giovane, per un film che poi non si è fatto, per la regia di Marcel Carné, pensi un po’ che inizio. Ho lavorato per Michel Audiard, il più grande dialoghista francese, ho lavorato con alcuni degli attori più importanti degli attori francesi, da Michel Serrault, Carole Bouquet, Jean Rochefort, per cui amo moltissimo il cinema francese. Del cinema francese mi piace la logica, la capacità che loro hanno soprattutto nei dialoghi, tanto è vero che in Francia gli sceneggiatori si chiamano dialoghisti, e non sceneggiatori. E questo gusto della parola, nei film francesi, è formidabile. E poi hanno un gusto anche loro straordinario, noi l’abbiamo avuto in un altro modo, noi l’abbiamo avuto un pochettino più trash, sul film di genere. È chiaro che dei registi tipo Melville, lasciamo perdere Truffaut, i geni, ma i grandi film francesi passano anche attraverso i film polizieschi, i film gialli, c’è una grande tradizione del film di genere in Francia, che a me piace moltissimo.  

Club Italie-France: Ha mai co-prodotto o collaborato alla produzione di un film con la Francia?

Enrico Vanzina: Sì, ma sono quelle co-produzioni false, in cui c’era un pre-acquisto, e sembrava che il produttore francese era anche produttore, ma in realtà non lo era; direttamente o indirettamente no. Ad un certo punto, ho sfiorato una cosa molto grossa, perché con Dino Risi e Bernardino Zapponi, volevamo fare un film sull’ultimo periodo della vita di Napoleone a Sant’Elena, e doveva farlo Michel Blanc, e andammo a Parigi, e prendemmo contatti con un grandissimo produttore, dovevamo produrlo, ma alla fine non si è fatto.

Club Italie-France: Roma è la capitale italiana del cinema riconosciuta in tutto il mondo. La città eterna ha abbracciato e continua ad ospitare artisti provenienti da tutta Italia. Aldilà del ruolo e dei grandi attori e produzioni capitoline, cosa si potrebbe fare secondo lei per continuare a far brillare l’enorme patrimonio cinematografico della capitale?

Enrico Vanzina: Ma credo che lo Stato italiano, che pur tanti meriti ha avuto nel corso dal dopo guerra ad oggi, sicuramente è carente sulla diffusione del cinema italiano all’estero. È chiaro che nel momento in cui decidi di diffondere il cinema italiano all’estero, Roma trionfa. Sia dal punto di vista dell’immaginario, che dal punto di vista proprio fisico, nel senso che il 60% dei film italiani sono ambientati a Roma, e hanno Roma come sfondo. Per cui io penso che la prima cosa che bisognerebbe cercare di fare, cosa che i francesi hanno fatto molto bene, anche e soprattutto grazie alla loro lingua più diffusa, promuovere il cinema italiano e questo sicuramente aiuterebbe anche Roma a riprendere un ruolo centrale nell’immaginario planetario.

Club Italie-France: Lei ha ottenuto un Baccalaureat presso la prestigiosa scuola francese di Roma Chateaubriand, ed una laurea in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma. I suoi studi, la hanno mai ispirata in quanto sceneggiatore, produttore, scrittore e regista?

Enrico Vanzina: Ma sì, sicuramente io mi considero bilingue e di cultura bipartisan, nel senso che forse sono più di cultura francese di base. Tutta la letteratura francese, tra l’altro ero spostato sul lato letterario, avevo fatto 7-8 mesi alla Sorbonne dove avevo fatto studi di lettere dopo il Baccalaureat, tutta la letteratura francese, il cinema francese, la pittura francese, la musica francese anche mi hanno influenzato moltissimo. E credo che molto di quello che io ho fatto nel cinema dipende anche da letture, dal gusto di alcuni autori francesi che mi hanno ispirato. Io ho una doppia vita, perché faccio anche altre cose, faccio anche lo scrittore, e sicuramente gli scrittori di riferimento che ho, sono molto diversi l’uno dall’altro, sono Proust da una parte, Céline sul piano linguistico, de Maupassant, perché i racconti di de Maupassant sono i più belli in assoluto insieme a quelli di Čechov, credo che sia il massimo esperto letterario del genere, e la grande capacità narrativa popolare Dumas.

Club Italie-France: Parlando della sua altra passione per la scrittura, potrebbe parlarci del suo ultimo libro?

Enrico Vanzina: Il mio ultimo libro è un libro, è un giallo, io ultimamente ho fatto una trilogia di romanzi gialli ambientati in tre grandi città italiane: uno che si intitola “La sera a Roma”, per Mondadori, e due per Collins, uno ambientato a Milano, “Una giornata di nebbia a Milano”, e quest’ultimo che si chiama “Il cadavere del canal grande”, romanzo storico ambientato nel ‘700, a Venezia. Questo romanzo curiosamente ha come protagonista un francese, un giovane bretone che arriva a Venezia e vuole fare il pittore e vien preso come assistente da Tiepolo, il quale sta facendo una navata di una chiesa, ed entra in un inferno di giallo nel quale l’ispirazione proprio, come nel risvolto di copertina, di ritrovare uno spirito di avventura di lettura di Dumas proprio, mettendoci dentro anche molti riferimenti alle relazioni pericolose di Raclot, altro grande testo francese, con dentro Casanova, anche tra i protagonisti che scrisse le sue memorie in francese. Per cui, è un giallo storico molto accurato dal punto di vista storico ma dove c’è una vena francese molto forte.

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Intervista del

1 Aprile

Informazioni

Sceneggiatore, produttore cinematografico, regista e scrittore.
Considerato come il massimo esponente della commedia all'Italiana, Enrico Vanzina ha realizzato 120 film tra sceneggiature, regia e produzione.
Giovanni D’Avanzo - Club Italie-France - Team
A cura di
Giovanni D’Avanzo