
Carlo Verdone
Club Italia-Francia: Oggi cosa significa rischiare nel cinema? Ne vale la pena o si rischia l’incomprensione del pubblico? Quanto conta la critica del pubblico per un artista?
Carlo Verdone: Il giudizio del pubblico conta moltissimo, questo perché il pubblico del cinema si è ristretto di molto. Basta un passaparola non buono per subire un contraccolpo. Oggi è davvero necessario avvicinarsi al pubblico: ma non con furbizia, scrivendo e producendo in maniera meccanica. Il pubblico è molto più intelligente di ciò che si pensa, non ci casca. Si devono semplicemente scrivere film che emozionino, film in cui il pubblico incontra l’autore. Oggi abbiamo perso una larga fetta di pubblico, in particolare tra i giovani, sempre più attratti dalle serie televisive e distratti rispetto al resto. È necessario non perdere quel pubblico rimasto fedele al cinema, offrendo un prodotto qualitativo.
Club Italia-Francia: Lei è considerato l’erede di Sordi. Il vostro rapporto umano è stato senza dubbio grandissimo, Ma professionalmente parlando, sono maggiori i punti di incontro e le aderenze oppure le differenze nel vostro approccio ai personaggi?
Carlo Verdone: È un errore dire che sono il suo erede. Alberto Sordi ha raccontato un arco di storia molto vasto: ha raccontato la guerra, il dopoguerra, la ricostruzione, il boom economico … Ha raccontato dei grandi mutamenti della società legati a quel periodo dalla fine degli anni 50, tutti gli anni 60 ed una parte degli anni 70, mentre io non ho avuto grandi eventi socio-politici da raccontare, ma ho raccontato dei cambiamenti notevoli all’interno della famiglia, della società e mi sono concentrato spesso sul senso della solitudine e sull’incomprensione tra uomo e donna: questa incomprensione, inquadrata nella commedia, pur affrontando il tema della relazione uomo-donna, porta inevitabilmente spesso alla risata. Sono nato come attore quando il femminismo ha completamente cambiato la figura della donna, che non era più la donna oggetto dei film di Sordi. Io ho raccontato i problemi, le tensioni, i cambiamenti nella famiglia e nelle relazioni, i sentimenti contrastanti di un uomo messo all’angolo di un ring a prendere botte, non riuscendo esattamente a capire le figure femminili che lo circondano. La stessa cosa l’ha fatta a modo suo Massimo Troisi. Pian piano sono andato su temi più importanti come la rottura delle relazioni matrimoniali: Compagni si scuola per esempio è un film tragico più che comico, con il tema della fragilità dei rapporti, o ancora la nostalgia in Al lupo, al lupo. Credo di aver raccontato i cambiamenti della società in evoluzione. Sordi ha fatto tutt’altro percorso, ha raccontato la sua epoca. In lui c’è un simpatico cinismo, io ho sempre stato più compassionevole rispetto ai miei personaggi.
Club Italia-Francia: Lei ha scoperto molti talenti, tutti con ruoli importanti e non di secondo piano. Cosa guida la scelta di un attore da inserire nel cast?
Carlo Verdone: Il carattere e il volto. Il volto è molto importante perché il cinema è fatto di primi piani. Un volto interessante, se possiede il talento (comico o drammatico) viene scelto, perché è un volto che buca lo schermo. Ma il volto non basta: se il talento si intravede, interviene il regista che cerca di esaltarlo nel migliore dei modi e io questo credo di averlo sempre fatto nella mia carriera. Sono molti gli attori e le attrici che ho lanciato, e tutti hanno preso Nastri d’argento o David di Donatello. Pensiamo per esempio a Margherita Buy che viene ricordata soprattutto per Maledetto il giorno, o ad Asia Argento ricordata soprattutto per Perdiamoci di vista, o ancora Claudia Gerini per Viaggi di nozze. Loro sono state brave, da parte mia c’è stata la voglia di esaltare quel loro talento. Quando un attore riceve un riconoscimento, per me è il regalo più grande.
Club Italia-Francia: Tra i talenti scoperti, ci sono appunto come da lei ricordato molte donne. Qual è il suo Rapporto con le donne al cinema e nella vita?
Carlo Verdone: Ho più amiche che amici, mi trovo meglio e trovo più maturità e sensibilità. Oggi l’uomo è assolutamente in crisi. Sono in crisi entrambi, ma l’uomo di più. Spesso, mi relaziono con delle amiche che anche nelle difficoltà della vita reagiscono sempre in maniera intelligente, dotate dell’ironia che spesso manca all’uomo. Hanno sensibilità maggiore, sono superiori. Mi sono sempre trovato meglio con loro.
Club Italia-Francia: C’è un tema non ancora trattato che vorrebbe trattare in maniera assolutamente libera e indipendente, non ipocrita?
Carlo Verdone: Mi piacerebbe trattare il tema della malattia nella commedia. In Si vive una volta sola c’è il tema della malattia, ma non è esattamente quello che vorrei fare un giorno. Vorrei affrontarlo in maniera seria e costruirne sotto una bella commedia. Si può ridere della malattia? Della malattia no, ma di tutte le situazioni che scaturiscono nel rapporto con il malato, le vicende che possono avvenire, di quelle si. Se ricordo alcuni episodi che mi sono capitati nella vita nelle relazioni con persone malate, alcuni sono divertenti. Il dolore e la fragilità sono temi ardui da affrontare nella commedia, ma ne varrebbe davvero la pena. Credo di avere l’età e l’esperienza per farlo, con coraggio.
Club Italia-Francia: Impossibile non citare il suo incontro con Sergio Leone, che le ha dato la possibilità di cimentarsi come regista. Quale il ricordo più bello e quale l’insegnamento più importante?
Carlo Verdone: Quello di non accontentarmi mai, di cercare di tirare fuori il massimo dalla scena, seppur una piccola scena. Serve una certa creatività per abbellire quelle scene così piccole da sembrare insignificanti, quando invece nulla è insignificante. Altro insegnamento, un giorno Sergio Leone mi disse: “Quando stai per iniziare un film, i dubbi fatteli venire prima”. Aveva ragione, il dubbio nel momento in cui si sta girando fa risultare un regista debole. La troupe se ne accorge e potrebbe sfuggirti di mano. Mi ha insegnato ad essere sempre sicuro di quello che facevo. I dubbi vanno risolti prima di girare, questo fu un grande insegnamento.
Club Italia-Francia: Cinema internazionale: c’è qualcosa che ammira in particolare del cinema francese? L’esplosione del cinema americano ha danneggiato seppur indirettamente il cinema italiano?
Carlo Verdone: Il cinema americano non ha danneggiato il nostro cinema, al contrario ha fornito delle indicazioni per raccontare delle storie con più coraggio, pensiamo a Il Miglio Verde per esempio, oppure all’ultimo Green Book. In America puoi raccontare infinite storie: ogni strada è un mondo a parte, ha una storia diversa. In Italia purtroppo non è così. Il nostro provincialismo è la nostra forza, ma la nostra debolezza al tempo stesso. Soffriamo del cliché dell’italiano brutto, sporco, cattivo, imbroglione. Per quanto riguarda il cinema francese, è pieno di registi importanti. Io adoravo Louis Malle: quando vidi “Ascensore per il patibolo” – il suo saggio di regia del 1958 – rimasi senza parole, era davvero un talento, per non parlare di Arrivederci Ragazzi, o Gli Amanti. Ma ammiro molto anche anche Claude Lelouch. Altri due grandi registi sono stati Jean Renoir e François Truffaut. La Francia negli ultimi anni grazie ai suoi scrittori e registi sta diventando molto brava nelle commedie. Prima le commedie erano il nostro fiore all’occhiello, oggi i francesi a livello di qualità e scrittura ci superano ampiamente.
Club Italia-Francia: Quanto lo stato aiuta il cinema e la cultura? Per fare un paragone: la Francia investe in cultura 6 miliardi mentre l’Italia 800 milioni. Quanto incide questa attitudine nel prodotto finale?
Carlo Verdone: Anche la Francia ha perso spettatori, però meno rispetto a noi. Il fatto che ricevano più sovvenzioni aiuta di sicuro, perché conferisce importanza al cinema, la gente sente che il cinema è un’arte e come tale va trattato e considerato. Da noi, il cinema è considerato puro intrattenimento, solo uno zoccolo duro di spettatori particolarmente fedeli lo ritiene oggi un’arte da tutelare. La Francia ha un’altra tradizione ed in questo sono sempre stati molto bravi, dobbiamo riconoscerlo e vanno ammirati.
Club Italia-Francia: Cosa è rimasto dell’Italia e dei personaggi che ha raccontato?
Carlo Verdone: Dell’Italia che ho raccontato io, qualcosa rimane ancora oggi, ma molto si è perso. La società si è trasformata, negativamente. C’è una forbice sempre più larga tra i pochi benestanti e chi soffre e si trova in difficoltà. Poi c’è un dramma che non rende possibile quello che ho fatto io, si tratta dell’omologazione di massa. Oggi si vive per imitazione e non secondo il proprio cervello: tutti con lo stesso cellulare, tutti vestiti uguali … è difficile trovare il “Moreno” o il “Gallo Cedrone” della situazione. La parte più folkloristica della società è sparita. In America è diverso: ogni città è diversa, ci sono infinite storie. Noi viviamo in città che sono delle opere d’arte, è impossibile costruire un palcoscenico ex novo, siamo schiavi di Campo dei Fiori, Piazza Navona, del Duomo … le nostre bellezze artistiche sono uniche al mondo, nello stesso tempo ci limitano nell’inventare storie. Ci manca il fascino del nulla: in America la poesia nasce dal fascino del nulla, pensiamo a “Into the Wild”. Possiamo fare però cose bellissime, i talenti non ci mancano. Speriamo solo di non andare ancora avanti troppo coi soliti film sulla mafia e la camorra … a lungo andare, saranno i film che daranno l’input a tanti ragazzi di pensare che per essere importante devi essere un delinquente.
Club Italia-Francia: Oltre che regista, sceneggiatore e attore, lei adora la musica. Ha dei progetti in questo senso per il futuro?
Carlo Verdone: Io lo faccio come passatempo, ma non è il mio lavoro. Mi fa piacere farlo, ma per passione e divertimento, ma il mio lavoro è attore, regista e sceneggiatore. Ho un sacco di passioni: recentemente è stata organizzata a Napoli una mostra con delle mie foto: adoro fotografare il cielo e le nuvole. Non lo avevo detto a nessuno, poi Elisabetta Sgarbi ha pensato bene di organizzare una mostra per il pubblico ed io sono stato molto felice di condividere questa mia passione.
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Intervista del
9 Agosto
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attore regista e sceneggiatore
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