Club Italie-France: Intervista Carlo Ossola - 2022

Carlo Ossola

Club Italia-Francia: Lei è un grande conoscitore di Dante Alighieri. Qual è la sua storia personale con Dante Alighieri? Da cosa è nata questa passione e voglia di approfondire la sua biografia e le opere dantesche? Cosa la colpisce di più di questo autore? Lei disse anche che la Divina Commedia è “poesia di incontro, conversazione e preghiera”…

Carlo Ossola: La tesi di laurea, propostami da un grande Maestro come Giovanni Getto, doveva vertere sui canti dell’Antipurgatorio, a conclusione di un percorso piuttosto solido di medievistica, avendo  potuto beneficiare, nell’Università di Torino, della lezione di Raoul Manselli (Storia medievale), D’Arco Silvio Avalle (Filologia romanza), Carlo Mazzantini (Storia della Filosofia medievale). Rinunciai dopo due anni di  studi serrati perché quei canti esigono una maturità che si  conquista solo con una lunga esperienza di ricerca e di vita; è una poesia del culminare, dell’inno appunto del «Te lucis ante»  terminum (Purg., VIII, 13). Ma su quelle basi ho continuato ad approfondire le  mie letture, sì che in questi ultimi 10 anni  ho potuto pubblicare l’Introduzione alla Divina Commedia (Marsilio 2012 e 2021), un volume sui Personaggi della Divina Commedia (Marsilio 2021), un Dante in «Que sais-je?» (PUF 2021), e il doppio commento alla Divina Commedia nella Pléiade Gallimard e da Marsilio (con la collaborazione di Jean-Pierre Ferrini, Luca Fiorentini, Ilaria Gallinaro, Pasquale Porro).  

Club Italia-Francia:  Restando a Dante Alighieri: qual è l’insegnamento più importante che la Commedia può darci per « affrontare » il mondo globalizzato?

Carlo Ossola: Dante – e la Commedia soprattutto – insegna  a guardare  non già a un mondo, a una società, a un orizzonte che ci “ingloba”,  ma a universi – mondani e supramondani – che proiettano all’infinito il nostro cammino del conoscere; per questo ho intitolato il mio saggio introduttivo Il poema degli universali: Dante varca continuamente frontiere; il suo è un poema apocalittico nel senso etimologico del termine: un viaggio nell’eterno che “disvela” e penetra oltre la realtà visibile: dal centro della terra, ove è infitto Lucifero, sino a oltre il cielo stellato, alle dimore di luce del mistero trinitario. La “globalità” cosiddetta di questo piccolo globo terrestre va vinta  commisurandola agli universi, alle galassie, di cui non vediamo e sappiamo quasi nulla; e anche con l’ascolto degli universi interiori, dei palpiti della memoria,  dei turbamenti della coscienza, di cui Dante ha auscultato le fibre più nascoste.

Club Italia-Francia: Com’è cambiata secondo lei la percezione della letteratura negli ultimi anni ? Come si intreccia la letteratura con il digitale? Perché amiamo la letteratura? Di quale insegnamento abbiamo bisogno oggi?

Carlo Ossola: La letteratura, come attività dello spirito,  non ha un rapporto immediato con i sistemi che la comunicano; la creazione è un’immensa sfida, una mischia quasi, tra la materia della lingua e l’anima: e poco importa chi ne faccia, a posteriori, la cronaca. Le odierne digital humanities cercano di governare il proliferare dei corpora testuali immateriali e di fornire una ratio  agli accessi ai milioni di testi digitalizzati e resi disponibili  sul WEB; ma una biblioteca è ben altro: è il cumulo di infinite storie: di collezionisti, mecenati, bibliofili, lettori, di  archivi, di confische, di  lasciti e di perdite. Più cresce il brusìo informatico, più la vera letteratura diventa esigente con il lettore e rende esigente il lettore: è una presenza  cui si accede in silenzio, per  rendere più vigile l’ascolto e intima l’accoglienza.

Club Italia-Francia: Nel 2018 ha pubblicato il libro « Nel vivaio delle comete : Figure di un’Europa a venire ». Qual è secondo lei l’Europa di domani? Il progetto degli Stati Uniti d’Europa verrà mai la luce? Lei ha detto in passato che « L’Europa non è da fare, è già fatta » …

Carlo Ossola: È vero: le robuste radici che innervano  i rami dell’albero-Europa sono millenarie, solide e coese, ma non sappiamo spesso riconoscerle. Le attività dello spirito si manifestano allo stesso modo: teatri, sale di concerto, biblioteche, musei, università, sono ormai interconnesse in tutto il continente; la Comunità europea si è data regole comuni per la moneta, i curricula universitari,  e persino per la disciplina degli alimenti. Per questo ebbi a scrivere la formula che lei ricorda; e tuttavia il riconoscimento di questi tratti condivisi richiede una certa “ ampiezza di campo”  che non sempre i cultori dei “ridotti”,  dei localismi e particolarismi hanno.  Vien fuori lo stridente contrasto tra un mondo sempre più  fittamente interdipendente e, d’altro lato, un asfittico trincerarsi in “riserve” che sono piuttosto segni di fragilità che di supposta identità. La pandemia, pur nella gravità  dei lutti e dei danni che ha provocato, ha tuttavia spinto la Comunità europea a darsi una disciplina unica per i vaccini, senza egoismi, senza competizioni, con una vera collaborazione non solo degli scienziati, ma anche delle autorità politiche.

Club Italia-Francia: Lei è stato membro del Collège de France di Parigi. Quali sono state le tappe che l’hanno portata ad ottenere questo prestigioso riconoscimento, e quali similitudini e differenze culturali e in tema di insegnamento e ricerca tra Italia e Francia ha potuto constatare durante il suo percorso al Collège de France?

Carlo Ossola:  Ho insegnato al Collège de France per 21 anni, molto più a lungo che nelle sedi precedenti: Ginevra, Padova, Torino. La Ginevra di Jean Starobinski, Michel Butor, Geirge Steiner, Jean Rousset, Roger Dragonetti, Maria Corti, che ho avuto il privilegio di avere colleghi nei primi anni del mio insegnamento (1976-1982) è stata una palestra feconda e ricca di lieviti; il Collège  ha segnato la conclusione coerente di un percorso ove alla filologia era associata la storia delle idee e dove si respirava la ricchezza della Weltliteratur. Non ho dunque mai sentito le differenze tra Francia e Italia ma – da uomo di frontiera qual sono (nato nel Piemonte subalpino dalle due capitali, Chambéry e Torino) – ho ritrovato piuttosto le affinità. La letteratura, la poesia sono universali e i grandi classici non hanno nazione. Chi di noi potrebbe rinunciare a Cervantes o Shakespeare o Dostoevskij? Né Mandel’štam o Borges mai poterono rinunciare a Dante.

Club Italia-Francia: Poche settimane fa è stato firmato il Trattato del Quirinale, nel quale molti hanno riposto grande fiducia e speranza per un nuovo lancio delle relazioni franco-italiane. Un capitolo è anche dedicato all’insegnamento e alla ricerca. Quali sono secondo lei i punti da migliorare su questi temi nella relazione franco-italiana?

Carlo Ossola: Sono molti, cominciando  da ciò che già esiste: l’Università Italo-Francese / Université Franco-Italienne, istituita a seguito di un accordo intergovernativo firmato a Firenze il 6/10/1998, merita di essere potenziata; così debbono essere ripristinati gli Istituti Culturali francesi (in parte soppressi) in Italia e potenziati quelli italiani in Francia. Si debbono fare più larghi scambi residenziali tra scolaresche con reciproci programmi di accoglienza che favoriscano l’apprendimento delle lingue. L’insegnamento dell’italiano in Francia e quello del francese in Italia sono in preoccupante decrescita e occorre intervenire subito, prima che nelle scuole si imponga irreversibilmente la cultura monolingue dell’inglese che impoverisce la varietà e la pluralità del patrimonio linguistico europeo.

Club Italia-Francia: Quanto sono simili e quanto sono diverse l’Italia e la Francia? Come ha vissuto lei personalmente queste similitudini e differenze? Ci sono dei progetti culturali che le piacerebbe sviluppare tra Italia e Francia in futuro?

Carlo Ossola: I Romani avevano una Provincia per antonomasia, quella che ora – mantenendo l’etimo – si chiama Provence: vi ritrovavano (e incrementarono) la cultura delle viti e degli olivi,  amando le colline  dolci come i colli romani. Johann Huizinga vide nella Borgogna l’asse portante, tra le Fiandre e Milano (e la Toscana) della civiltà europea agli albori dell’Umanesimo. La Francia è un ponte tra il Nord e il Sud dell’Europa, così come l’Italia lo è tra il Nord e il Sud del Mediterraneo. Questi intrecci millenari sono oggi incrementati da autostrade e le linee ferroviarie ad alta velocità; l’Europa sta restituendosi a ciò che fu al tempo dei Romani: un unico organismo territoriale, culturale e politico. Francia e Italia sono il cuore della Romània, di quell’Europa latina che va – senza soluzione territoriale – da Cadice al Reno (mai dimenticare la Spagna, il Portogallo e la Germania romana): da parte mia vorrei semplicemente contribuire (come già ho inteso fare con l’insegnamento della mia cattedra di “Letterature moderne dell’Europa neolatina”) a incrementare la coscienza  di questa unità, che le nostre lingue portano inscritta nella loro storia e nel loro presente.

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Intervista del

22 Gennaio

Informazioni

Filologo e critico letterario
Filologo e critico letterario, è membro dell'Accademia dei Lincei e dell'American Academy of Arts and Sciences. Ha insegnato al Collège de France "Letteratura moderna dell'Europa neolatina" dal 1999 al 2020. È co-direttore delle riviste "Lettere italiane" e "Rivista di Storia e Letteratura Religiosa".
Club Italie-France: Affaires Internationales - Daisy Boscolo Marchi - Team
A cura di
Daisy Boscolo Marchi